sabato 4 ottobre 2014
Costantino replica a Confindustria
"La posizione espressa da Confindustria reggina in merito alla vertenza del porto di Gioia Tauro ed ai licenziamenti forzatamente e indiscriminatamente decisi da parte delle aziende nei confronti dei dodici lavoratori è palesemente sbagliata e denota persino uno scadimento nella dialettica e nelle relazioni industriali che non ha precedenti in tutta la storia di Confindustria nella provincia di Reggio Calabria. Ne', francamente, ci facciamo incantare "dal profondo rammarico per il mancato esito favorevole del tentativo di conciliazione" per una conclusione della vertenza "certamente dolorosa per tutte le parti in causa" che evidenzia l'ipocrisia di chi non ha avanzato alcuna proposta costruttiva perché, come è del tutto evidente, l'obiettivo era soltanto quello di licenziare i lavoratori. Le aziende non sono neanche riuscite a dimostrare le reali difficoltà economiche alla base del licenziamento che, solo per inciso, evidenzia quanto dannoso per la libertà delle persone è il tentativo di eliminare l'art.18 dello Statuto dei lavoratori. Non solo questo. C'è di più. La preoccupazione maggiore di Confindustria reggina è quella di difendere la società terminalista del porto di Gioia Tauro, Medcenter ed il suo Direttore del Personale che in uno degli ultimi incontri, presentatosi come rappresentante delle aziende terze e riportando la loro richiesta, fece intravedere la possibilità di un accordo per evitare i licenziamenti a condizione che la CGIL accettasse di estromettere dalla vertenza il segretario della categoria territoriale. Una assurdità che, alla luce delle dichiarazioni, è una pratica ricattatoria accettata da Confindustria reggina. Una cosa assurda e da anni '50 che non dovrebbe essere neanche presa in considerazione da Organizzazioni di rappresentanza sociale come Confindustria. Vorremmo sommessamente ricordare che Medcenter, che è una grande ed importante azienda, ha preso parte a tutti i tavoli dove si è discussa la vertenza, ed è il principale committente delle aziende terze, di coloro cioè che hanno licenziato, ed aveva ed ha tutti gli strumenti per evitare non solo i licenziamenti, ma per chiedere alle aziende terze il rispetto delle regole e dei contratti che Confindustria firma. MCT è dunque consapevolmente responsabile di questa situazione anche perché vuole creare alibi e condizioni dei licenziamenti del proprio personale alla conclusione del periodo di cassaintegrazione.
MCT non scambi il nostro senso di responsabilità, dimostrato fino ad oggi, per arrendevolezza. Anzi, diciamo fin da adesso, che è necessario costruire nel territorio un ampio fronte sociale e istituzionale che impedisca la realizzazione di questo disegno perverso e che fermi una pericolosa deriva padronale e antidemocratica. Avremo presto l'occasione di vedere chi ci sta in una battaglia di questo tipo".
Nino Costantino, segretario generale Filt Cgil Calabria.
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